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ll percorso alla sliding doors e la passione per la pasticceria

Da maestra di sci sono entrata a far parte della famiglia del Cantinì

Nel 2015 quando ho concluso il quinto anno di scuola alberghiera, invece di godermi l’estate con le mie amiche, sono partita per una delle esperienze più belle della mia vita: stage di due mesi al Lido 84 di Riccardo Camanini, 1 stella Michelin sul lago di Garda, dove ho incontrato persone davvero speciali.

La storia di come sono arrivata all’Osteria al Cantinì è una di quelle storie da film, fatta di coincidenze, un po’ alla Sliding Doors.

Era il 2016, fine marzo, con lo Sci Club  (un’altra delle mie grandi passioni) ero sulle piste di Borno, era ormai fine stagione e la neve lasciava un po’ a desiderare. Avevo preso  la seggiovia per scendere ed Elisa (una mia compagna di sci), guardando verso il paese di Borno, mi disse: “Ogni tanto vengo a mangiare al Cantinì, si mangia davvero bene, fanno gli hamburger più buoni di tutti.” Essendo in cerca di lavoro per la stagione estiva, avevo memorizzato il nome.

Il lunedì seguente ero partita per Ponte di Legno dove si teneva il corso per diventare maestri di sci, ma ‘sta storia del Cantinì continua a girare. Tra una lezione e l’altra, avevo trovato la loro mail e inviato e allegato il mio curriculum.

Ma niente, il Cantinì era già a posto con il personale e non ne cercava altro.

Dopo essere diventata maestra di sci, avevo iniziato a lavorare in un altro ristorante per la stagione, decisa a fare i tre mesi estivi e poi partire ancora per insegnare a sciare. 

Nel frattempo arrivò il mese di luglio e ricevetti una telefonata: “Ciao, sono Marco, il cuoco del Cantinì. Avremmo bisogno di te per un banchetto, sei ancora libera?” , ma stavo già lavorando altrove e declinai la proposta, a malincuore.

Passò qualche settimana e Marco mi richiamò. Nel giro di pochi giorni avevano bisogno di una nuova figura in pasticceria, “Ti può interessare?”.  Pieno agosto, in pausa fra un servizio e l’altro, partii dal Passo della Presolana per Borno.

Francesca ed uno dei dolci must del Cantinì: il tiramisù

Il primo incontro non si scorda mai

Entrai per la prima volta all’Osteria al Cantinì, e appena vidi il locale e ne restai colpita. Lo staff era easy, mi piaceva, Marco fra una cosa e l’altra mi disse che a lui non importava se ero capace di lavorare. Mi avrebbero insegnato.

Mi assalirono però i dubbi: maestra di sci o pasticcera? Decisi di annullare il mio accordo con la scuola sci e accettai l’avventura.

Iniziai a settembre. Ero un disastro: come mi muovevo combinavo un casino.

Col tempo, con la mia buona volontà e quella di chi ha voluto credere in me, ovvero tutto lo staff del Cantinì [Matteo, Marco, Gabriele e Francesca], pian piano son migliorata.

È servita molta passione, forza e caparbietà, perché alle volte finivo il servizio e subito scrivevo alla mia amica Serena per raccontarle i miei casini, che forse questo lavoro, il lavoro che più amo, non faceva per me, che non ero in grado. A distanza di tempo posso dire che chi la dura la vince.

Come considero l’Osteria al Cantinì

L’Osteria al Cantinì dal mio punto di vista è locale accogliente, unico e familiare. Da cliente non l’ho mai vissuto, ma penso sia comunque così. Non so come si possa spiegare, ma entrare nel luogo di lavoro e sentirti come a casa secondo me non è poco, anzi.

Ora sono qui da più di 3 anni e mezzo, gestisco la partita dei dolci, e non c’è cosa che ami di più.

Una delle frolle realizzate da Francesca

cantinì, cheflife, lavoro, pasticceria

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